sabato 15 settembre 2012

Però il principe sta bene


Oggi è stata un’altra giornata di guerra in Afghanistan. I talebani hanno assaltato la base di Camp Bastion, nella provincia di Helmand. Niente di nuovo, verrebbe da aggiungere cinicamente. Sono undici anni che, fra quelle pietre lontane, si combatte e si muore, in nome di motivi che nessuno ricorda più.

Anche i media ormai ne parlano raramente. Ma l’attacco di oggi è finito su tutti i giornali del pianeta. Basta leggere i titoli dei vari articoli per capire il motivo: in quella base, si trovava militare fra i militare, il capitano inglese Wales ovvero il principe Harry d’Inghilterra.

“Il principe sta bene” –ha voluto rassicurare il mondo un comunicato dell’Isef, la coalizione degli eserciti presenti nel Paese– “era nella base ma non è mai stato in reale pericolo.”
A morire sono stati altri. Due marines americani, figli di nessuno, cui il comunicato dedica un accenno veloce. Non scrivono neanche i loro nomi. E gli articoli di stampa che riportano l’attacco, dedicano grande spazio alla presenza del principe. I due caduti sono usati solo per enfatizzare il pericolo in cui si è trovato Harry.

Se nella base non ci fosse stato nessun nipote di qualche regina, la loro morte sarebbe stata ignorata e dimenticata. Come ignoriamo e dimentichiamo tutti quelli che continuano a morire nell'infinita guerra dell'Afghanistan: un numero difficile da calcolare, (le stime dicono duemila occidentali, sessantamila talebani e trentamila civili).

Ma il modo con cui hanno diffuso quella notizia è nauseante. Si ci sono stati dei morti, è vero, ma state tranquilli, erano poveracci figli di nessuno. Le celebrità, invece, stanno bene. E invece anche i figli di nessuno hanno diritto alla loro dignità. Mi sarebbe piaciuto sapere i loro nomi, ma il grande mare di Google ha inghiottito ogni loro traccia.   

E una volta scoperti i loro nomi, vedere i loro volti nelle fredde foto-tessere e in quelle calde del loro profilo Facebook. Cercare le loro vite, i loro sogni, i loro amici, i loro amori, le loro passioni.

Scoprire se erano partiti, convinti di servire la Patria, o più probabilmente, erano disgraziati come il Piero della celebre canzone di De Andrè. Partiti perché costretti, non dalla leva obbligatoria che non esiste più, ma dalle circostanze: la mancanza di un lavoro, il bisogno di soldi per vivere e mantenere una famiglia. C'è persino chi parte per pagarsi gli studi, una volta sopravvissuti all'orrore.

Immaginare gli ultimi attimi della loro esistenza, pensare che sono partiti all'assalto con in testa la voglia di starsene altrove. Uccisi solo per un attimo di esitazione, di umana pietà, alla ricerca della forza di volontà sufficiente ad eliminare il "nemico". Immaginare a chi avranno dedicato gli ultimi pensieri, se avranno avuto il tempo di capire che era finita, mentre l'anima volava via.

Tutto questo non lo sapremo mai. Però i nomi, almeno i loro nomi, almeno quelli potevamo saperli. Ma la sorte degli ultimi non importa agli uffici stampa dell'Isef né tantomeno a giornali, televisioni e siti Internet di tutto il mondo. 

venerdì 14 settembre 2012

Funeral Party

Tempo fa andai ad un funerale di uno zio, morto precocemente.

Era un professore e i suoi studenti, nel ricordarlo, alla fine della Messa, raccontarono dall'ambone una serie di episodi divertenti che lo riguardavano.

Nonostante la tristezza del momento, la chiesa si riempì di risate.

I funerali dovrebbero essere sempre così. Uno schiaffo alla tristezza. Una risata o un sorriso, invece, può scaldare il nostro cuore in un momento già doloroso di suo.

Non sappiamo se l'Estremo Saluto è un addio o un arrivederci, ma sappiamo che altre lacrime non cancellano le lacrime.

Salutarci ricordando le cose belle fatte insieme piuttosto che rimpiangere quello che non si potrà più fare.

Far suonare le campane a festa piuttosto che a morto.

Fare minuti di casino piuttosto che minuti di silenzio.

Far vestire i preti con la veste bianca della luce piuttosto che con quella viola del peccato.

E ricordarsi che, quaggiù si sta come d'autunno sugli alberi le foglie e dedicarsi degli altri quando sono fra noi, vivi e sani, piuttosto che ululare disperati il giorno che non ci sono più.

martedì 4 settembre 2012

Fingersi morta su Facebook

Il sorriso di Alessia Calvani,
l'ultima vittima delle strade pontine
In questi giorni l'Agro pontino è in lacrime. A Latina Scalo, un pirata della strada ha investito e ucciso Alessia Calvani, quindici anni. L'assassino è fuggito senza prestare soccorso e la polizia, ora, lo sta cercando. 

Nelle ore della tragedia, qualcuno ha creato su Facebook, una pagina dedicata alla ragazza. Ormai è diventata una consuetudine, un po' ipocrita e un po' sincera: si apre qualcosa sui social network e per qualche giorno, chi vuole, va lì e sfoga il suo dolore, condivide i suoi ricordi, urla contro un Dio che permette tutto questo o si rassegna alla crudeltà della vita. Ogni epoca ha i suoi modi per piangere, la nostra -giusto o sbagliato- piange così.  

Quella pagina su Alessia Calvani, però, si è contraddistinta subito per una macabra caratteristica. L'amministratore (o l'amministratrice) ha finto di essere la povera ragazza ormai defunta che scriveva dal Paradiso e ha iniziato a postare decine di messaggi.

Saluti a parenti e amici, descrizioni dei momenti dell'incidente con le presunte sensazioni provate fra l'impatto con l'asfalto, il coma e la morte. Persino l'invito a partecipare al proprio funerale.

Naturalmente la pagina ha suscitato la reazione furibonda di molti utenti di Facebook che non hanno, giustamente, gradito tanto orrore. Chi gestisce la pagina, allora, ha iniziato a cancellare i post: spinto forse più che dal rimorso, dal timore che il social network californiano elimini tutto.

Chi c'è dietro? Un mitomane? Un pazzo? 

Probabilmente è solo un preadolescente che non si è neanche reso conto di quello che ha fatto. In molti, fra quella generazione, sarebbero disposti a tutto, pur di catturare un "like". Creano decine di pagine, inseguendo la moda o il caso del momento e poi spammano ogni angolo di Internet per farsi pubblicità. 

Esiste persino un mercato fittissimo: come fossero figurine, ci si scambiano, ad esempio, i cinquecento "mi piace" di una pagina X e si ottiene in cambio la nomina ad amministratore della pagina Y che magari ha toccato quota mille. Non mancano i furbi che rubano le pagine altrui, scatenando liti e psicodrammi. In genere l'età media di chi passa le giornate così ruota intorno ai tredici-quattordici anni, età in cui tutti siamo normalmente più idioti del normale.

Anche a tredici anni, però, si conoscono certi limiti morali, certe barriere invalicabili. Si capisce che esiste una vita reale, un dolore reale e quelle finte lacrime virtuali potrebbero facilmente ferirlo. Si capisce che con la morte non si può giocare. O almeno si dovrebbe capirlo.

Quanto è profondo il vuoto interiore di chi, pur di ricevere attenzione, si finge una ragazza deceduta? E' solo immaturità o solitudine? E i grandi dove sono? Sono solo capaci di segnalare la pagina, di fare i moralisti e di scuotere la testa sulle generazioni perdute? 

Si ringrazia Sara Suraci per la collaborazione.

domenica 2 settembre 2012

C'era un cinese in negozio

Negozi cinesi nel multietnico
quartiere di  Piazza Vittorio a Roma 
Dal cinese, qualche giorno fa. 

Con una mano destra reggo una maxi-confezione di dieci rotoli di carta igienica, sotto un'ascella ho incastrato uno scottex e con la sinistra tento di afferrare grosse buste nere della spazzatura sopra uno scaffale.

Notando le mie difficoltà, il commesso orientale si precipita dalla cassa: "Tengo io, plendi dopo" dice in un'italiano mozzicato.
Lo guardo confuso.
Il commesso insiste: "Tengo io, plendi dopo" e delicatamente prende la maxi-confenzione e lo scottex. Li porta alla cassa, me li conserverà fino a quando non ho terminato i miei giri dentro il negozio.

L'educazione è da sempre la migliore strategia economica. Perché con le mani libere avrei probabilmente potuto comprare più cose. E sopratutto perché gesti insperati fidelizzano il cliente e lo fanno tornare più volentieri. 

I negozianti italiani vedono sempre meno di buon'occhio l'agguerrita concorrenza straniera. Concorrenza che spesso calpesta le regole, sfrutta la manodopera, taglia prezzi e stipendi, dilata gli orari. Gli stranieri devono fare i conti anche con pregiudizi e leggende metropolitane dure a morire (quanti credono che davvero nei camerini degli abbigliamenti cinesi si nascondino mafiosi pronti a rapire le donne che si cambiano?). 

Ma se conquistano euro e clienti, non è tanto per l'illegalità ma piuttosto per la gentilezza che hanno sempre, come quel commesso nei miei confronti. Gentilezza quasi scomparsa invece da buona parte dei colleghi italiani. 

Fuori dai negozi, le cose sono anche peggio. Nessuno ringrazia, nessuno si scusa, nessuno sbaglia. Tutti capaci solo a pretendere, a battere i pugni, ad avere sempre ragione. Stiamo sempre alla ricerca di un pretesto per litigare, di uno spunto per criticare, di un motivo per togliere il saluto a qualcuno.

Meglio andare dal cinese...

venerdì 31 agosto 2012

Un cisternese a Venezia

Cisterna non ha un cinema. Ne tantomeno un teatro. Chi recita in genere si arrangia, nelle piazze o in sale improvvisate. Chi vuole vedere un film va fuori, oppure si affida allo streaming.

Ma questo non è stato un ostacolo per Emiliano Russo, giovane regista locale, che ha conquistato un traguardo non indifferente: parteciperà, infatti, alla 62° Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, la rassegna che richiama nella città delle gondole i pesi massimi della pellicola di tutto il mondo. 

Il nostro concittadino, insieme ad altri cinque allievi registi dell'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica "Silvio d'Amico", ha realizzato uno dei sei cortometraggi che compongono il film "6 sull'autobus". "Si tratta" -spiega un comunicato stampa dell'Accademia- "di sei diverse storie con un punto in comune: l'ambientazione su un vecchio autobus di linea in movimento per le strade di Roma. A dimostrazione del legame che unisce da sempre l´Accademia al mondo del cinema il film è interpretato, oltre che dagli allievi attori in corso, da ex allievi come Margherita Buy, Luigi Lo Cascio, Maria Paiato, Claudio Bigagli, Pino Quartullo, Manuela Mandracchia, Caternia Sylos Labini e Sergio Rubini e da amici dell´Accademia come Gigi Angelillo e Simona Marchini. 6 sull' autobus, sarà presentato il prossimo 2 Settembre alle Giornate degli Autori Venice Days."

Cisterna, dicevamo, non ha un cinema e neanche un teatro. Sarebbe inutile ricordare tutto quello che non ha. E' molto più bello far notare che c'è chi riesce a coltivare un talento artistico, malgrado tutto questo non-avere. Il "se ci fosse..." è solo una scusa. Non giustifica le mancanze degli amministatori ma non giustifica neanche le nostre mancanze. 
"Il se" -scrisse una volta Massimo Gramellini- "è il grido del fallito. Nella vita si diventa grandi nonostante".  





***ERRATA CORRIGE*** Come mi hanno fatto giustamente notare, non è vero che a Cisterna non c'è un teatro. Non c'è stato per molto tempo ma, due anni fa è stato aperto il Teatro SpazioZeroNove. 


lunedì 20 agosto 2012

"La quercia non è mai stata privata"

La quercia delle polemiche
di via Porta Agrippina
"Anche prima dei lavori la quercia non è mai stata nostra". Si ribella la famiglia Castagnacci, finita al centro della bufera politica. Non ci stanno a passare per parassiti e privilegiati. E decidono di reagire, sperando di uscire da questa storia una volta per tutte. 

Tutto incomincia, quando poche settimane fa, la stampa locale scopre che, per salvare il secolare albero di via Porta Agrippina, sono stati spesi trentamila euro. Tanti in tempi di crisi. E ad accentuare la polemica, in molti, in buona fede, si sbilanciano sostenendo che la quercia sia in realtà privata. Il Comune, dunque, avrebbe sborsato una cifra relativamente alta per un intervento che invece sarebbe dovuto ricadere interamente sulle tasche dei proprietari. 

Quanto basta per accendere la miccia, e nel mirino finiscono così anche i padroni del terreno attiguo la quercia. Ovvero gli eredi Castagnacci, accusati nel mucchio, anche se la terra -contrariamente a quanto dichiarato- non appartiene ad un'unica famiglia ma ai figli di chi acquistò il fondo agricolo, prima della seconda guerra mondiale. Uno di questi eredi è molto conosciuto in città perché possiede una cartolibreria lungo Corso della Repubblica ed è membro della giuria del Premio Cisterna, e per via della sua notorietà passa per il principale "colpevole", anche la sua parte di eredità si trova sul lato opposto a via Porta Agrippina. 

"Siamo stanchi" -dichiarano- "che qualcuno solo per ragioni politiche, continui a portare avanti versioni completamente errate. Anche prima dei lavori, la quercia non era all'interno della recinzione. Le enormi sterpaglie che c'erano potevano dare quest'impressione ma, se si guardano le vecchie foto o le immagini di Google Street View con attenzione si vede che non è così." Inizialmente l'intervento dell'amministrazione cittadina prevedeva una semplice pulizia dell'erba. Ma pulendo il terreno, si scopre che l'albero rischia di cadere sulla strada. Così viene finanziato il controverso intervento per imbragare la pianta. Lavoro che però rende necessario coinvolgere i proprietari del terreno confinante. I quali mettono a disposizione la loro pertinenza per il passaggio dei mezzi per i lavori e quindi per installare le cosiddette "carote" che tengono i tiranti per sostenere l'antico albero. 

"In tutto questo" -spiegano- "non ci abbiamo guadagnato un euro. La nuova recinzione, poi, l'abbiamo pagata con i nostri soldi. Abbiamo i documenti in casa che lo dimostrano." L'intervento pubblico ha perciò riguardato solo una proprietà pubblica. "Purtroppo in questa situazione sia di crisi economica sia di diffusa insofferenza verso la politica, basta poco per scatenare una caccia alle streghe. Noi capiamo le ragioni di chi protesta per i soldi spesi, ma non ci stiamo ad essere accusati ingiustamente." E a ribadire quanto affermano, i Castagnacci mostrano i documenti catastali che dimostrano, in maniera inoppugnabile, come la quercia sia sempre stata pubblica. Su tale atto si legge, infatti, che la piccola porzione su cui insiste la quercia appartenga (parole testuali) all'"amministrazione provinciale di Littoria". Già prima della guerra, dunque, la quercia non era privata. Il primo Castagnacci, arrivato a Cisterna, comprò il terreno senza la quercia. Pare si sia rifiutato nel timore che avesse portato problemi in futuro. La lungimiranza degli antichi che i contemporanei non hanno. Altrimenti dovrebbero sapere che accusando senza prove, ma sulla base di impressioni e chiacchiere di piazza, si rischia di infangare ingiustamente la reputazione di persone innocenti. Si prendono granchi come questo e si perde completamente di credibilità, anche quando si combatte per qualcosa di giusto.

I DOCUMENTI CATASTALI CHE DIMOSTRANO CHE LA QUERCIA (particella 269) E' PUBBLICA:



giovedì 16 agosto 2012

Impressioni di ferragosto

"Per la Madonna d'Agosto, proprio nel cuore del paese [...] a mezza mattina cominciava la messa cantata. Finita la messa cominciava la processione ed impiegò un'ora a fare il giro della piazza [...] ma uno spettacolo più inaspettato mi fece presto scordare il prete. Sento fra gente e gente correre un bisbiglio, un sussurro che si comunicava da vicino a vicino: ed intorno a me si comincia a dire assai chiaramente: i briganti! i briganti! Cerco con lo sguardo sulle teste, e vedo di fatti non lontani tra gente e gente, i cappelli a pizzo inghirlandati di nastri a svolazzo, distintivo della rispettabile corporazione. Erano proprio loro."

Così Massimo d'Azeglio, eroe del Risorgimento italiano di passaggio nelle Paludi Pontine, raccontava il Ferragosto Cisternese del 1825. Centoottantasette anni dopo la festa ritorna nel cuore del paese, che oggi è una città. La palude non c'è più, i briganti non girano più con i nastri a svolazzo, ma il Ferragosto Cisternese resiste. Criticatissimo ma intoccabile, roccaforte della nostra identità.
San Rocco in processione
(foto di Carlo Buonincontro da "Esso Chissi de Cisterna") 

Come ogni anno ad aprire la festa è la processione del Santo che, come tradizione, 
sfila fra l'indifferenza generale. Ieri i briganti, oggi le bancarelle, le fritture, la musica delle giostre, le chiacchiere, le corse. Una timida voce prova a gridare "Viva Sa' Rocco" ma nessuno l'ascolta. Una donna che si ingozza di patatine fritte si chiede perché la processione non la facciano un altro giorno visto che il "15 è n'casino, co o' concerto e tutto o'' casino". 

O' Concerto di quest'anno è affidato ad Anna Tatangelo. I miei lettori più fedeli ben ricorderanno la celebre frase che scatenò l'ira funesta dei fan (leggi i commenti di "Ferragosto, arrivano Anna Tatangelo e Noemi"). Ricorderanno le terribili minacce arrivate al sottoscritto (la più crudele che ancora non mi fa dormire la notte: "andrai a lavorare a Studio Aperto!") ma contrariamente alle previsioni sono sopravvissuto. 

Più che dalle fan agguerrite della compagna di un noto cantante napoletano, (non diciamo il nome per non danneggiare ulteriormente Anna) il maggior pericolo è arrivato quando, dopo la prima canzone, la gente è letteralmente fuggita dalla piazza. Purtroppo in quel momento, mi trovavo sull'unica via di fuga e la folla impazzita travolgeva ogni cosa al suo passaggio. Fortunatamente però non sono stati registrati morti o feriti.

Il Ferragosto 2012 risente gli effetti della crisi. La città, come il resto del Paese, non passa un momento facile e la gente non vuole neanche divertirsi. Se negli scorsi anni il Corso traboccava, quest'anno c'erano molte meno persone. Ma nella depressione generale si inserisce una piccola nota di speranza. 

Prima del concerto della Tatangelo, è stato concesso ai musicisti locali di esibirsi sul palco davanti alle migliaia di persone presenti. Diverse band cisternesi si sono così aggregate (chiamandosi "Piccola Orchestra Cisternese") intorno alla cantante Maria Francesca Bartolomucci e hanno suonato per circa un'ora proponendo un eccellente repertorio con maestria, classe e qualità. Conquistando il pubblico che, pure, era venuto ad ascoltare un'altra cantante.

La strana estate cisternese che, ha fatto brillare -fra mille difficoltà- i talenti locali riscuotendo sempre un enorme successo, si completa così nel modo migliore, sbarcando (anche se per poco) sul palco della manifestazione clou. La rivoluzione continua, sperando che si riesca sopratutto a far passare il messaggio più importante che vogliamo trasmettere ai nostri concittadini: basta fuggire, basta lamentarsi, è ora di investire sulle nostre risorse, sulle capacità e sui talenti che ognuno di noi possiede. Solo così si potrà trasformare, nel profondo, Cisterna.  

P.S. Non dimenticate di venire sabato 18 agosto, ore 20:30 a Cisterna Vecchia per lo spettacolo itinerante "Serata fra rime, voci e ricordi". Non ve ne pentirete!


domenica 12 agosto 2012

Dove mi stai portando estate?

Dove mi stai portando, estate?

Intorno a me cambia tutto, vacilla ogni certezza. 
Qualcuna muore e neanche mi dispiace.

Trascinato dalla corrente, vado a largo.
Non so se posso fidarmi, ma non ho alternative.

Ho perso tutte le mie battaglie,
il peso delle sconfitte mi affonda.

Non cerco vendetta,
anche se non so perdonare,
ma ogni frastuono
è lontano.

Mi stancano i soliti discorsi,

niente mi emoziona
tutto diventa banale.


Vedo amici prendere strade nuove, 
scrollarsi di dosso il passato.
Antiche convinzioni ora sono solo
immagini sfocate in lontananza.


Mi stai portando, estate, 
in un mondo capovolto
e sconosciuto.
Non provo nostalgia,
ma non so orientarmi.

Cerco un coraggio
che non ho,
Cerco un coraggio che non ho, 
cerco me stesso e dov'è più non so.

mercoledì 8 agosto 2012

La città proibita

Nessuno ricorda quando camminò per la prima volta. Nessuno ricorda la grande fatica, lo sforzo, la difficoltà del momento in cui, piccolissimi, abbiamo iniziato ad alzarci in piedi e a muoverci da soli. Compiuti i primi passi, camminare diventa rapidamente qualcosa di meccanico e scontato. Ci muoviamo continuamente nella nostra vita quotidiana, spostiamo i nostri piedi di continuo, senza pensarci. Sempre di corsa, senza mai renderci conto che questo sia un privilegio, che ha molti la vita ha negato. Presi dalla frenesia del quotidiano, ci dimentichiamo con facilità di chi, questo privilegio, questo miracolo della natura, non lo conosce. In un mondo costruito per chi può camminare, non è semplice la vita di un disabile. Esiste una legge, la numero 13 del 1989 che si è preoccupata di eliminare le barriere architettoniche, i mille piccoli ostacoli che deve incontrare ogni giorno chi si muove in carrozzella. Ma anche chi spinge un passeggino per neonati, chi si è rotto un ginocchio o un piede, gli anziani. Basta guardare con attenzione le nostre città per accorgerci che questa legge, ventitre anni dopo la sua approvazione, non è stata ancora pienamente applicata. Anche Cisterna non sfugge alla regola. 

Una città proibita per chi non può muoversi autonomamente. In molti, armati di macchinetta fotografica e connessione ad Internet, hanno iniziato a denunciare la vergogna attraverso blog e social network. Numerose le strade a rischio: le centralissime via Dante Alighieri e via Monti Lepini sono sprovviste del marciapiede ed è necessario muoversi ai margini della carreggiata. Un'impresa che è molto difficoltosa per i pedoni (le due strade presentano, non a caso, un alto numero di investimenti) e diventa estremamente pericolosa per le carrozzelle. Altra via a rischio è via Nettuno, anche qui sprovvista dei marciapiedi per un buon tratto, malgrado questa strada sia molto frequentata dagli studenti del vicino Liceo Scientifico. Ma la barriera più clamorosa si trova nel posto più impensabile: nel Municipio, la casa di tutti. Il Comune di Cisterna è ospitato in un edificio modernissimo, progettato e costruito da pochi anni, ma per accedere all’entrata principale su via Zanella, bisogna passare attraverso sette gradini in marmo. Impossibile per chi è disabile. L’unica alternativa è uno scomodo garage sotterraneo, cui si può accedere tramite la pericolosa via Carducci, dove i marciapiedi sono piccoli e stretti e le macchine corrono veloci. Un passaggio, certamente inadeguato, per chi ha già tante difficoltà di movimento. 

Barriere architettoniche all'ingresso del Comune di Cisterna
A onor del vero, quando fu inaugurato il nuovo palazzo comunale, l’ingresso principale si apriva su Piazza XIX Marzo ed era stato costruito a norma di legge, senza barriere. Poi iniziarono i lavori che sventrarono la piazza e l’entrata ufficiale, ormai impraticabile, fu spostata sui gradini di via Zanella. Doveva essere una soluzione provvisoria, ma sono ormai molti anni che i lavori sono fermi e nessuno si è posto il problema. Chiusi nella nostra indifferenza, noi privilegiati con le gambe, in tanti anni nessuno di noi ha notato quei gradini all'entrata. A sollevare il problema, è stato necessaria una clamorosa denuncia tramite un profilo anonimo su Facebook. Visto che i lavori della piazza rischiano di restare fermi, ancora, per molti anni, non si può rendere l'ingresso di via Zanella finalmente accessibile a tutti, anche ai cisternesi più sfortunati?

(quest'articolo è stato pubblicato su "Latina Oggi" del 7 agosto 2012 con il titolo "Barriere invalicabili" http://www.dagolab.eu/public/LatinaOggi/Archivio/58a282b39fc5d30befcd/pag22aprilia.pdf)

sabato 4 agosto 2012

Pensieri di una notte di mezz'estate

"Pe chi patisce de malinconia
questa è l'ora più peggio che ce sia!"
(Trilussa)

Notte di luna piena, stasera.
Quanti se ne saranno accorti? Quanti hanno alzato lo sguardo, per ammirare la luna infuocarsi mentre incrocia le ultime luci del giorno, nell'ora del tramonto. Un'enorme caramella all'arancia, così fantastica da sembrare un effetto speciale, una manipolazione del Cielo.

Ormai nessuno guarda più la luna o il tramonto. Ancor meno l'alba, spettacolo ancor più suggestivo, simbolo di speranza e rinascita, che però va in onda ad orari sbagliati. O la magia di un temporale o di una nevicata, spunto per discussioni, lamentele e inutili polemiche alla televisione. Le meraviglie della natura resistono solo nei simboli e nelle canzoni. Ma a vederla dal vivo, nuda e imperfetta, lontana dagli stereotipi, la nostra unica madre quasi delude. "Tutto qua?" L'uomo moderno, dice un vecchio detto del giornalismo, vuole solo sangue, sesso e scandali. Chi non offre niente di simile, rinunci al successo e all'attenzione degli altri. Cosa c'è ancora da vedere in cose antiche da millenni? Cosa resta poi per poter discutere ed esprimere, ad ogni costo, un'opinione o un luogo comune?

Neanche le anime malinconche contemplano più la natura. Il depresso per eccellenza, Leopardi, guardava il Creato e scriveva poesie, oggi si ingoiano pillole e si va da uno psicologo. Sfuggire alla solitudine nascondendosi negli angoli più torbidi di Internet. Corteggiare ragazzine o ragazzini in cerca del primo brivido, vantarsi pregresse esperienze o supplicarli: "Ti compro quello che vuoi, ti regalo un vestito firmato, una ricarica, cento euro".

Chi guarda ancora le stelle? Chi trova il coraggio di perdersi, con gli occhi, nella notte? Fu così, dicono gli storici, che l'uomo primitivo scoprì l'esistenza di Dio. Oggi le stelle non esistono più, sono state cancellate dal neon e dai lampioni. Illuminati a forza per scacciare ogni paura, da quella dei ladri a quella dell'infinito. Le stelle servono solo a compilare i soliti oroscopi, sempre uguali, sempre banali. Come i politici, promettono sempre fumose svolte che non arriveranno mai.

Un bosco è solo un luogo pericoloso, dove gli insetti e allergie colpiscono senza pietà. Un albero è inutile perché attrae le bestie, sparge la polvere, nasconde gli animali. Meglio un parcheggio per un'altro SUV, meglio il verde triste di piccole piante finte che moriranno prima di crescere.

Esiste qualcuno che trova ancora il coraggio di meravigliarsi? Di alzare le nostre teste, sempre abbassate, e tornare a guardare in alto? Ricordarsi che siamo ancora lontani dalla perfezione e che dobbiamo sforzarsi di raggiungerla? Stimolare di nuovo le nostre anime, trovare il coraggio di avere un sogno, un'utopia, un traguardo da raggiungere?

mercoledì 1 agosto 2012

"I parcheggiatori non saranno licenziati"

I parcheggiatori di Cisterna, dopo le proteste e il clamore mediatico, conquistano una prima vittoria. Nella seduta del consiglio comunale di oggi, il sindaco rispondendo ad un interrogazione del consigliere comunale PD, Gianni Isacco, ha chiarito ufficialmente che il gestore privato, chiunque sarà, dovrà assumere tutti i dieci dipendenti della cooperativa Luminosa.

La vicenda (vedi: "Il buio oltre settembre") era iniziata diversi mesi fa. I dieci invalidi civili che si occupano, per duecento euro al mese, della vendita di biglietti delle strisce blu, avevano scoperto da un articolo di giornale che a settembre la cooperativa Luminosa sarebbe stata sciolta e al posto loro sarebbero comparsi i parcometri.

Comprensibilmente preoccupati per il loro futuro, i parcheggiatori avevano cercato spiegazioni da politici e amministratori comunali, senza però ottenere la minima attenzione. Decisi a difendere i loro diritti, hanno iniziato a protestare con tutti i mezzi pacifici possibili, portando all'attenzione dell'opinione pubblica la loro battaglia di civiltà.

Oggi, finalmente, dopo mesi di silenzio, la svolta che fa ben sperare per il futuro. "Siamo soddisfatti per le parole di Merolla" -dichiarano i responsabili dell'associazione Eupolis che hanno seguito il caso dall'origine, assistendo i parcheggiatori- "adesso i lavoratori potranno tirare un sospiro di sollievo. In ogni caso noi continueremo a vigilare con attenzione, fino a quanto i parcheggiatori non saranno ri-assunti definitivamente dal nuovo gestore".




sabato 28 luglio 2012

Il buio oltre settembre

I parcheggiatori di Cisterna
durante una manifestazione di protesta
L’incubo è iniziato con un articolo di giornale. Anita, piccola leader dei parcheggiatori cisternesi, lo tira fuori con cautela dal portafogli e lo mostra tutto spiegazzato. Il giornale informa i lettori che, la giunta cittadina ha approvato la delibera 110 con la quale liquida la convenzione con la cooperativa “Luminosa” e dall’autunno, il biglietto per le strisce blu si potrà acquistare, solo tramite i parchimetri.

Il guaio, ribadisce Anita con rabbia, è che anche loro –i parcheggiatori della “Luminosa”– hanno appreso la notizia così, dalla stampa. Eppure è una notizia che colpirà profondamente le loro vite, visto che, con la chiusura della Luminosa perderanno il lavoro. Un dramma, vista la difficile situazione economica e soprattutto se si considera anche la difficile situzione personale dei parcheggiatori: appartengono tutti a categorie particolarmente disagiati, sono invalidi civili, disabili o ragazzi autistici. “Il piccolo stipendio di 250 euro mensili” –raccontano con orgoglio– “insieme alla pensione d’invalidità ci ha consentito di essere autonomi e di vivere da soli”. Senza pesare sulle famiglie. Ma il futuro, ora, si è tinto di nero e rischia di ingoiare i loro sogni di autonomia. “In dieci anni di servizio” –spiega Anita– “è successo di tutto. Mai però la nostra situazione è stata così disperata.

Malgrado la delibera 110 auspichi per i lavoratori della “Luminosa” che, la ditta vincitrice dell’appalto dei parchimetri si “renda disponibile ad assumere in organico i dipendenti dell’attuale concessionario”, loro non sanno nulla del destino che li attende. “Abbiamo chiesto” –dichiarano– “un incontro con il sindaco, senza però ricevere nessuna risposta”. Silenzio totale anche dal resto della politica o dai sindacati. L’unica istituzione ad interessarsi del problema è la Polizia Municipale, che nella persona del vigile Mazzoli, si propone come intermediario e riesce ad ottenere per i parcheggiatori altri due mesi di lavoro, fino a settembre quando entreranno in funzione le macchinette. Poi il buio.

Questa situazione è assurda” –dichiara Riccardo Carletti, presidente di Eupolis, che ha seguito il caso– “vengono spesi migliaia di soldi pubblici per favorire l’autonomia dei disabili e degli autistici e, poi non si aiutano in nessun modo disabili e autistici perfettamente autonomi. Per molti di loro, questa situazione potrebbe portare anche a regressi e a perdite dell’autostima.” Ma loro non ci stanno a perdere le loro conquiste e hanno deciso di passare l’estate in lotta per i diritti. Hanno manifestato, hanno raccontato le loro vicende sul palco della manifestazione musicale “Rock Polis”, e hanno strappato lentamente l’attenzione dell’opinione pubblica. Il consigliere del PD, Gianni Isacco, ha promesso un’interrogazione a riguardo al prossimo consiglio comunale.

Le loro richieste sono chiare e precise: se non si può confermare il loro lavoro ai parcheggi, chiedono all’Amministrazione perlomeno un’alternativa per sopravvivere. “Ci piacerebbe” –propongono– “occuparci dei giardini della città, curare gli alberi, le siepi, i prati”. Ragionando in brutali termini numerici, i dieci parcheggiatori di Cisterna costano ai cittadini 28.000 euro l’anno. Di recente, sono stati spesi 34.000 euro per salvare una quercia secolare (come risulta dalla determina n.861/2011). Cosa vale più un albero o le vite di dieci persone messe insieme?

(quest'articolo è stato pubblicato su "Latina Oggi" il 28 luglio 2012 con il titolo "L'incubo dei parcheggiatorihttp://www.dagolab.eu/public/LatinaOggi/Archivio/58a282b39fc5dc0bedc2/pag23aprilia.pdf)

giovedì 26 luglio 2012

Queste cose in Nigeria non succedono

Il Cotral accosta a Borgo Piave. Si ferma ai margini della strada. L'autista spegne il motore e fa scendere dal Paradiso un numero imprecisato di Santi. E' velletrano strettissimo, antichissime espressioni di rabbia che -temo- i miei nipoti non sentiranno mai. Si è rotto il pullman e ci si prepara alla sosta inaspettata, supplicando il crudele dio dei trasporti pubblici che, tutto torni presto alla normalità. Il popolo del Cotral è di fede buddista e sopporta pazientemente il suo karma. Sul treno non sarebbe andata così. Lì i passeggeri avrebbero iniziato ad inviere e a ringhiare. Si sarebbero formati capanelli rabbiosi infarciti di luoghi comuni "perché tutto questo è uno schifo" "io il biglietto non lo pago più" "i politici mica li prendono i mezzi però! Loro vanno con l'auto blu." Sul Cotral no. I passeggeri si rassegnano facilmente e mentre si aspettano i meccanici, c'è chi legge un libro, chi mangia qualcosa, chi ride, chi canta. Sento suggerire all'autista nuove bestemmie per le prossime occasioni. Due anziani scendono e si affiancano ai meccanici: "Sono le sospensioni, è ovvio. Io me lo sentivo." I meccanici arrivano, finalmente. Smuovono e maneggiano la grande e stanca balena blu. Il Cotral, dice una relazione impietosa del suo collegio sindacale, ha trenta milioni di debiti cui si sommano cinquecento milioni di crediti dalla Regione (vedi http://www.tusciaweb.eu/2012/06/cotral-sommersa-dai-debiti/). Per sanare i bilanci si risparmia sugli autobus, vecchi, rotti e sporchi, sui contratti degli autisti e sulle corse. Il pendolare Cotral, come la gazzella di Aldo  Giovanni e Giacomo, si alza e ogni mattina sa che salterà una corsa. Ma a differenza della gazzella, è inutile correre più veloce del destino. L'unica cosa è sperare che la beffa tocchi a qualcun'altro.

Ne sanno qualcosa i due fratelli africani che, ogni mattina, aspettano la corriera con me. Puntuali alle sette e quarto, fra gli alberi odorosi della pista ciclabile. Il sole basso allunga le ombre e il mondo, ancora addormentato, si raccoglie in una meravigliosa armonia. Almeno una volta la settimana la corsa Cori-Cisterna-Latina non passa. Va a capire il perché. E nessuno ti avvisa, pensi con rabbia mentre devi inventarti il modo per raggiungere l'altra fermata a due chilometri di distanza dove, in genere, passano gli altri autobus per il capoluogo pontino. 

I due fratelli scuotono la testa. Ancora faticano a comprendere come funziona l'incomprensibile mondo dei trasporti. In Nigeria queste cose non succedono. Il sito Internet della Nigeria Transportation, ad esempio, è dettagliatissimo. Mostra autobus da film americani che corrono in polverose autostrade della savana e riporta con precisione orari e mezzi. Per decifrare il sito del Cotral è necessario un Nobel per la Fisica. Lo stile è vecchio e rigido, aggiornato probabilmente a vent'anni fa. Snocciola orari e vie, comune per comune, senza un'apparente logica. Sempre meglio comunque dell'orario cartaceo. I fogli appesi alle Autolinee di Latina riportano a caratteri cubitali: "scade il 4/05/2005".

domenica 22 luglio 2012

La provincia senza Provincia


Nel Lazio profondo la notizia è giunta all'improvviso, come un temporale alla fine di luglio. La gente affolla le edicole, legge le locandine della stampa locale, scuote la testa, perplessa. Il governo Monti ha deciso: via per decreto sessantaquattro province. Tutte quelle che non rientrano in due precisi criteri prestabiliti: avere almeno 350mila abitanti ed estendersi su una superficie territoriale di 2500 km quadrati. Chi non rientra deve fondersi con i vicini e raggiungere i limiti previsti.

Ma i calcoli di Roma dovranno scontrarsi con il durissimo campanilismo italico. La riforma rimette tutto in discussione: le proprie radici, la propria identità, il tifo calcistico di derby combattuti spesso all'ultimo sangue. Rivalità che talvolta risalgono a due-tremila anni fa. Nel Lazio, ad esempio, dove la riforma colpirà nel profondo, nascerà la provincia della Tuscia-Sabina che fonde Viterbo e Rieti, Etruschi e Sabini, la cui prima guerra risale ai tempi di Romolo e Remo. Appena uscita la notizia del decreto è già scoppiata la lite: si chiamerà Tuscia-Sabina o Sabina-Tuscia? A Rieti, pur di non finire con gli altri, sognano di scappare in Umbria, a Viterbo in Toscana.

Nella mia città, non si parla d'altro: è meglio tornare sotto Roma, come nell'Ottocento, o unirsi a Frosinone? Cosa scegliere fra un futuro da burini o uno da ciociari? Entrambe disdicevoli. Meglio Roma la Capitale! No, meglio Frosinone, Roma "ce magna tutto"!

A Latina, Fernando Bassoli, scrittore locale urla furibondo: "No alla frosinizzazione! Noi non abbiamo alcunché da spartire con la Ciociaria e il suo territorio, né a livello antropologico che socioculturale. Noi siamo Latina, la seconda città del Lazio, una realtà unica, e tale vogliamo restare!" E a Frosinone è ancora peggio perché potrebbe finire proprio sotto il controllo dell'odiatissima seconda città del Lazio. Basti pensare che ogni anno il derby allo stadio fra pontini e ciociari, fra pianura e montagna fa scattare l'allerta in Questura.  Dopo il 2 a 0 della scorsa stagione, Frosinone non potrà reggere l'onta di sottomettersi anche amministrativamente all'ex palude.

La cosa sta facendo discutere tutta l'Italia e nella difesa delle Province, il nostro Paese è meravigliosamente unito: dal Friuli dove Pordenone è pronta alla guerra per non sottomettersi ad Udine, alle Marche dove Macerata e Ascoli si litigano pezzi di confine prezioso per salvarsi. In Campania per evitare la fusione fra le rivali Benevento e Avellino si invoca la Costituzione, a Verbania sono pronti ad accettare il matrimonio con Novara ma pretendono almeno il doppio nome come Massa Carrara.

Ma al di là dei dibattiti storico-identitari, le Province sono enti inutili. Uffici spreconi dove viene riciclato il peggio dei partiti, fabbriche senza sosta di burocrati da sistemare e società partecipate. Sarebbero da eliminare tutte d'un colpo, dividendo le poche competenze rimaste fra le Regioni e i Comuni. Lasciare i confini attuali solo per calcoli statistici o per i distaccamenti del governo centrale come la Prefettura o la Questura.

Ma per farlo servirebbe una riforma della Costituzione e vent'anni di dibattiti hanno dimostrato che le province, anche se nessuno le vuole, sono intoccabili. Il governo, come in altre cose, ha agito con la scure, con i tagli lineari con un'operazione i cui risparmi sono difficili da calcolare ma creando di sicuro autentici mostri senza radici. Mostri che stanno lasciando perplessi molti Italiani.

I politici lo sanno e per non perdere poltrone preziose hanno iniziato la rivolta. In tutto lo Stivale non c'è sindaco o presidente di provincia che, in queste ore, non stia gridando allo scandalo. Nel Lazio è scesa in campo la governatrice in persona: Renata Polverini che parla di "numeri beffardi che ci fanno perdere Viterbo per 30 mila abitanti e Latina per 49 chilometri quadrati!" Latina e Viterbo ovvero (casualmente) i serbatoi elettorali della presidentessa. In Puglia sta per nascere un'associazione fra le province soppresse con lo scopo di far pressione su onorevoli e senatori per salvare il salvabile. E, con le elezioni in vista, anche politici nazionali sono pronti a strizzare l'occhio all'orgoglio cittadino e a mantenere il controllo dei territori.

Riuscirà Mario Monti a cambiare la cartina geografica italiana?


mercoledì 18 luglio 2012

Quest'articolo non lo volevo scrivere

Merolla e Carturan ai tempi della loro alleanza
Io quest'articolo non volevo scriverlo. Questo blog non è un giornale e non sono obbligato a dare tutte le notizie. Trovo così inutile dovere sprecare energie a queste cose: mentre fuori succede di tutto, il Palazzo cisternese si è avvitato sullo scontro fra il sindaco Merolla e il suo predecessore Mauro Carturan, presidente del consiglio comunale. 


Oggi lo scontro ha toccato il culmine con la sfiducia del consiglio a Carturan. In un aula semivuota per il boicottaggio dell'opposizione (che si è seduta fra i banchi del pubblico per "non cadere nella trappola"), il presidente è stato sfiduciato con i sedici voti della maggioranza. "Noi crediamo" -commenta su Facebook l'associazione Eupolis- "che questa sfiducia non sia farina del sacco di Merolla, ma riteniamo che nuovi burattinai siano pronti a mettere le mani sulla città.


Da qualche mese a questa parte, Carturan, sembra sia diventato il male assoluto. L'amministrazione Merolla ha fatto ben poco? Tutta colpa -secondo i merollas- dell'ex sindaco che ha bloccato l'attuale giunta in tutti i modi possibili e immaginabili. Inutile obiettare che, agli atti risulta che Carturan non abbia mai votato contro la sua coalizione. Dicono che abbia agito, dietro nel silenzio, nel segreto dei corridoi.  


Possibile che sia andata così: non stiamo parlando, in fondo, di un novello De Gasperi. La mia sensazione è che però Carturan sia solo il capro espriatorio di tre anni di disastri. E i prossimi due anni, purtroppo, non saranno diversi. Merolla dovrà reggersi con sedici voti su trenta, un solo voto di maggioranza, che lo sottoporrà senza tregua a ricatti e veti incrociati da parte di ogni singolo consigliere (ogni singolo voto infatti diventerà fondamentale). 


Come mi ha riferito una fonte anonima, poi Pdl e alleati si sono già spaccati sul nome del nuovo presidente del consiglio. Sarebbero almeno quattro gli aspiranti alla poltrona che fu di Carturan. E lo stesso Carturan potrebbe fare ricorso e tenersi quel posto ben stretto: non può essere sfiduciato per motivi politici, ma solo per ragioni istituzionali. E già che c'è chiedere anche i danni. Che ovviamente pagheremo noi. Come, indirettamente, stiamo pagando tutti questi mesi che, hanno perso a litigare sulle loro questioni personali.


Io non volevo dare spazio a ste cose. I giornali locali ne parlano da mesi. Io, al contrario, ho sempre cercato di dare voce al rovescio della medaglia: l'altra Cisterna che faticosamente, tenta di risollevare la città (vedi "La strana estate cisternese" e Woodstock a Palazzo Caetani).


E allora perché ho pubblicato questo articolo? 


Perché il consigliere Danilo Martelli (di cui mi occupai a suo tempo) oggi in consiglio ha dichiarato: "I giovani sono con noi!" 

Una frase del genere non potevo fargliela passare senza una replica. Essendo giovane, i giovani di Cisterna ne conosco molti. Non ho la presunzione di farmi portavoce della mia generazione ma, sappia caro Martelli, che posso dire con certezza, che delle vostre liti personali, non gliene frega niente a nessuno. Al massimo suscitate nausea e indignazione. E sperate che l'indignazione non trabocchi, che la nausea non si trasformi in vomito, che i giovani continuino a desiderare la fuga piuttosto che il cambiamento. Perché se cambia la mentalità, se i giovani non si dimenticano della grinta e dell'energia che si respirava la notte del Rock Polis, quelli come voi non sopravviveranno alle elezioni. Sarete spazzati via e la prossima sfiducia ve la voterete ai tavolini del bar. Ma voi tutto questo lo sapete già. Siamo noi, giovani, cittadini, onesti che, per vostra fortuna, non abbiamo ancora capito la nostra forza. 

sabato 14 luglio 2012

Woodstock a Palazzo Caetani

(foto di Danilo Chiariglione)
 Le rivoluzioni iniziano sempre con gesti simbolici. I francesi, per citare la più famosa, si presero la Bastiglia. Ieri sera, mentre il chiostro di Palazzo Caetani vacillava sotto i colpi del Rock Polis (la manifestazione organizzata dall'Associazione Eupolis e da Simone Sciarresi per le band emergenti) un gruppo di ragazzi si è arrampicato sul pozzo del chiostro. Lo hanno fatto senza pensarci troppo, probabilmente solo per vedere meglio visto che il chiostro traboccava di gente. Ma quel pozzo, secondo una leggenda, è la cisterna che avrebbe dato il nome alla nostra città. Ieri sera i giovani si sono letteralmente ripresi Cisterna.

Il contest, condotto da Jacopo Mariani speaker di Radio Cisterna, ha visto esibirsi piccoli gruppi nati da poco, cui è stata concessa la possibilità di esibirsi in pubblico. I gruppi sono stati perciò giudicati dalla giuria, composta da Maurizio Capone e Simone Tagliaferro (in rappresentanza del Portale Musicale), Vittoria Baccari, Maria Francesca Bartolomucci e Tommaso Marrone. 

Una scelta non facile, come hanno commentato dopo la serata, i giurati. Le sei band tutte dai nomi inglesi, l'italiano evidentemente è poco rock (The Skinny Elephant Project, The Trooper of ApolloBaltimoreListen and be quietFrench FriesFree Heads) si sono esibite mostrando, più o meno tutte, un'eccellente qualità. Alla fine la scelta della giuria è andata meritatamente sui "Listen and be quiet", che avevano appassionato anche il pubblico per la straordinaria capacità di stare sul palco. Una band che ha, all'attivo numerose esibizioni nei posti più svariati d'Italia ma nella loro Cisterna non trovava, incredibile ma vero, spazio.


I "Listen and be quiet" esultano dopo la vittoria
(foto di Danilo Chiariglione)
Il giorno dopo, Simone Sciarresi padre della serata, ancora sprizza felicità da ogni poro:  "Abbiamo vinto una prima battaglia" -mi scrive- "ma la guerra è alle porte! Ripartiremo presto con il bombardamento a suon di schitarrate. Questa è la nostra ossessione.

Non se l'aspettava, nemmeno lui, un successo simile. Un successo per la qualità dell'offerta musicale, per la quantità di gente presente, difficile da contare visti i tanti che hanno ascoltato la serata fuori dal Palazzo perché dentro la folla era troppa. 


Non c'erano politici e non c'erano giornalisti e nessuno ha sentito la loro mancanza. Impegnati a guardarsi l'ombelico, ad attorcigliarsi intorno a ragionamenti senza logica, a giustificare l'ingiustificabile, non se ne saranno neanche accorti del Rock Polis. Lo avranno liquidato l'evento come una Corrida locale, un X Factor de noatri, una Mariadefilippi dei butteri, una roba per genitori ingrifati dai prodigi del figliolo strimpellista con il loro codazzo di parenti ultras. Hanno negato a Rock Polis il privilegio della piazza "tanto non verrà nessuno", forse incosciamente qualcuno sperava anche nel suo fallimento. Se certe cose restano di nicchia, se l'impegno e il sudore portano solo alla sconfitta, chi troverà ancora la voglia di cambiare e di impegnarsi? Di rompere le scatole per pretendere spazio e diritti?



Ma d'altronde è sempre stato così. I potenti non c'erano a Woodstock. E il giorno della Bastiglia, il Re di Francia annotò sul suo diario: "Oggi non è successo niente". Se ne accorsero dopo, quando era tardi, di quello che stava succedendo.


(foto di Danilo Chiarglione)
Fortunatamente fra la folla c'era chi doveva starci. I giovani, i ragazzi. Qualcuno stupito si domandava: "ma fino a ieri dove stavano tutti quanti"? Stavano chiusi in casa oppure stavano lontano da Cisterna, a vergognarsi di vivere in una città indifferente, in una terra volgare da cui fuggire il prima possibile. Ieri sera, però, grazie alla forza del rock, si è scoperto che Cisterna è anche un'altra cosa. Cisterna è volgare solo nei pensieri e nei disegni degli indegni che ci comandano. Ieri, ancora una volta, questa strana estate cisternese ha dimostrato che questa città ha potenzialità enormi ma non lo sa come quelle ragazze magrissime che allo specchio si vedono obese e piene di difetti. 

Ma da ieri sera non sono più ammesse giustificazioni. Come quelli che si arrampicavano sul pozzo, abbiamo una città da riprenderci, senza chiedere il permesso a nessuno. La rivoluzione, signori, è appena iniziata. 

martedì 10 luglio 2012

La strana estate cisternese

foto di Danilo Chiariglione
Teatro, letteratura, musica emergente, arte, esposizioni, incontri, serate tipiche. E tutto di altissima qualità. Sembra incredibile, ma finora l'estate cisternese è riuscita ad essere al di sopra di ogni aspettativa. Era difficile sperarlo dopo quello che si era visto l'anno scorso con una programmazione che era stato il colmo del trash , roba da far impallidire tutto il ciclo dei film de Er Monnezza.

In molti se la presero per la venuta di Nino d'Angelo, un concerto che spaccò la città. Una scelta pare, fortemente voluta dal sindaco in persona, come almeno sembrò suggerire una radio locale che lo esaltò su Facebook: "Solo lui ha avuto tanto coraggio!". Probabilmente non erano ironici.

Ma il buon Nino almeno è una brava persona, impegnato da anni contro la camorra nei quartieri difficili di Napoli. Anche se di un genere ormai superato, almeno sa fare il suo mestiere. Purtroppo nell'estate 2011 si vide di peggio: avanzi di tutti i reality si alternarono per due mesi su Piazza XIX Marzo, musica neomelodica a palla tutta la notte e, per completare il quadro da paesone burino, politici che puntuali  -al termine di qualsiasi cosa pubblica, fosse la sagra della pecora o lo spogliarello di Cicciolina- salivano sul palco e si facevano campagna elettorale. In questa gara al peggio, si distinse per meriti un ex assessore: davanti a tutti, usò i suoi minuti di pubblica esibizione, per inginocchiarsi e chiedere alla sua fidanzata di sposarlo. "Tutta invidia" rispose a chi trovò inopportuno quello show. 

Quest'anno, per il momento, tutto questo non si sta ripetendo. I politici, impegnati ad insultarsi fra loro, si vedono poco. E, in compenso, grazie all'attività silenziosa e faticosa di tante piccole associazioni locali, è nata un'alternativa niente male. Per chi, ai protagonisti di Uomini e Donne preferisce gli incontri con gli scrittori e i giornalisti come nell'ultima edizione di Culture Pop (che vorrei ringraziare per aver organizzato, quest'anno, anche uno dei migliori concorsi di scrittura a cui abbia mai partecipato), preferisce la musica rock delle band giovanili che non ascolta nessuno (Rock Polis) o la riscoperta delle vecchie storie di Cisterna (O' Rozzo dell'Urdimo Vicolo). E mi scuso con le altre manifestazioni che non cito.


La strana estate cisternese però morirà se resterà confinata alle iniziative di pochi volenterosi. Sarebbe bello se le istituzioni lavorassero di più in questa direzione (chi ha tolto per futili motivi il cortile di Palazzo Caetani all'associazione Esso Chissi malgrado fosse stato prenotato da febbrario?) e sopratutto dalla parte più evoluta di questa città, quella che dovrebbe essere in prima linea per impedire che Cisterna passi solo per una terra di ignoranti, ma che poi non passa mai dalle tastiere alla realtà, dalle parole ai fatti. 

mercoledì 27 giugno 2012

Poste, disagi in tutta Cisterna

Con l'avvento della mail, sono nati, un po' ovunque, gruppi di nostalgici della posta tradizionale. La rapidità di Internet non li convince, meglio dicono il fascino del vecchio sistema: le buste, i francobolli da leccare, l'indirizzo da scrivere a mano e le vecchie cassette rosse. Pare anche che si organizzino periodicamente per incontrarsi e trovare altri con il solo scopo -appunto- di mantenersi in contatto scrivendosi.

Gruppi del genere a Cisterna non sono mai nati. Non è un caso forse. Perché il cronico disservizio di Poste Italiane in città farebbe vacillare anche il più irriducibile del francobollo.

Tante le mancanze, a cominciare da quella più evidente: una sola sede in tutta l'area urbana (gli altri uffici si trovano tutti in piccole frazioni di campagna) che non riesce a reggere il mare di carta che, anche nell'epoca del modem, continua a viaggiare verso e da la città dei butteri. Oltre a costringere ogni giorno centinaia di cittadini a code interminabili davanti agli sportelli.

A questo si può aggiungere la scarsità assoluta di cassette per imbucare la posta. Una persona che, ad esempio, vive a San Valentino, per spedire qualsiasi cosa è costretto a recarsi fino all'ufficio postale in viale America (almeno due chilometri) perché fra il quartiere e il centro non c'è una sola misera cassetta. Un'area vastissima, quindi, che comprende, oltre a San Valentino, anche la zona del centro commerciale la Grangia, Via Monti Lepini, le nuove case di Via Machiavelli, la zona del Darby. Stiamo parlando, ad occhio, della parte più densamente popolata di Cisterna, ma è completamente sprovvista di cassette postali.

Negli ultimi tempi Poste Italiane ha deciso di rendere ancor più problematica la vita ai suoi utenti. Da tempo, infatti, anche la ricezione delle lettere sta diventando difficile. Sono sempre di più i casi di lettere spedite che non arrivano, con i cittadini costretti a recarsi di persona all'ufficio di via Porta Agrippina per recuperare la corrispondenza. Un problema decisamente serio perché nell'elenco delle lettere non inviate finiscono sopratutto bollette, richieste di pagamenti, comunicazioni ufficiali. Lettere che, se non ricevute in tempo, possono comportare conseguenze legali e complicazioni di ogni genere. Si toccano casi limite come, denuncia una persona, quello di una richiesta di un'assicurazione spedita da Velletri il 3 giugno e arrivata a Cisterna il 28. Un fenomeno che non risparmia nessun quartiere della città.

Ma ora la gente, stanca, ha deciso di reagire. Tramite Facebook è stato segnalato il problema e si è deciso di scrivere una lettera collettiva di proteste alla direzione delle Poste chiedendo "di fare tutto il possibile per risolvere quanto segnalato". In caso contrario, promette Carlo Buonincontro presidente dell'associazione "Esso Chissi" che coordina le proteste, sono pronte iniziative più forti: sit-in di proteste e petizioni popolari.  

lunedì 25 giugno 2012

Grida di dolore

"La città" -ha dichiarato Antonello Merolla- "ancora grida di dolore per quello che ci ha lasciato Carturan: le buche in centro, la vicenda Meccano, per la ex Locatelli, per il variante del centro città, per il piano sul Mulino Luiselli."


Il piano sul Mulino Luiselli, lo sciagurato e maledetto piano che cementificherà il convento francescano di Sant'Antonio Abate. 


E' un vero peccato che Merolla non sia il sindaco di Cisterna. Siamo sicuri che con lui al governo, il piano sul Mulino Luiselli non sarebbe mai stato confermato dal consiglio comunale come è accaduto qualche giorno fa

mercoledì 20 giugno 2012

Seconda stella a destra

Nelle loro cassette della posta, stamattina trentamila cisternesi hanno trovato questa lettera:



Forse l'avrete gettata sbuffando: "i soliti pipponi politici!"

Avete fatto male, perché non è politica. E' comicità a livelli mai raggiunti finora.

Il documento, firmato dai consiglieri comunali Andrea Lauri, Ciro Santi e Mauro Carturan, riprende il discorso letto dallo stesso Lauri nella seduta del 18 giugno, la sciagurata seduta del Mulino.

Dopo essersi scusati per averci rubato un minuto in più, ci spiegano che si sono sentiti umiliati nell'apprendere che si sta scrivendo il nuovo bilancio, senza che nessuno glielo abbia comunicato: "E' evidente che vogliono spingerci all'opposizione".

Successivamente puntualizzano che: "il Pdl di Berlusconi non è lo stesso Pdl che vogliono raccontarci. Berlusconi, prima di tradire il proprio elettorato, ha fatto un passo indietro e sul bilancio di tradimento si tratta."

A me invece il Pdl cisternese e il Pdl nazionale sembrano molto simili. Forse qui ci manca il bunga bunga e le veline in consiglio, ma spero si rimedierà nella prossima legislatura.


Poi attaccano il Pd perché "vuole far credere che Carturan e Merolla stiano governando insieme. [...] Se il Pd continua così anche a Cisterna finirà per essere scavalcato a sinistra." Considerazione vera ma più che altro perché il Pd non fa opposizione, non fa nulla a parte qualche dichiarazione in consiglio comunale e qualche articolo sui giornali. Paradossalmente fa più opposizione la lista Merolla sindaco (la lista Merolla sindaco!) che il Pd. Ma questo è un altro discorso.


Quindi arriva la conclusione più clamorosa della storia: "il più incredibile interprete della insoddisfazione degli italiani è un comico, con il più grande rispetto per il termine comico, nel senso di satira nel suo significato pieno, richiamo al rigore morale. [...] Possiamo chiamarci tre stelle, forse può andare bene anche una stella e due pianeti, magari anche con Ciro Santi che fa la meteora."

Forse vi siete persi fra stelle e Ciro Santi che fa la meteora. In parole semplici semplici: la corrente carturaniana del Pdl ha formato un gruppo nuovo in consiglio richiamandosi a Beppe Grillo e al Movimento 5 Stelle. Si Carturan, quel Carturan lì, proprio lui, si è autoproclamato simpatizzante dei grillini!


Confessate non ve lo sareste mai aspettati da uno con un passato fra DC, PPI, Margherita, indipendente, Udc, Forza Italia, indipendente, PDL; che è stato sindaco con il centrosinistra nel 1999 e sindaco con il centrodestra nel 2004 e attualmente presiede il consiglio comunale con i voti dei berlusconiani e sto andando a memoria perché, in questa giravolta di sigle e partiti lunga vent'anni, è facile perdersi o sbagliarsi. 


Immagino che non se lo sarebbe mai aspettato neanche l'autentico Movimento Cinque Stelle di Cisterna, che ovviamente non solo non ha alcun rapporto con Carturan, ma che anzi lo ha sempre contrastato duramente. 

Di certo credere alla genuinità di questa svolta appare difficile. Anche perché è stata subito sconfessata dall'azione concreta di Carturan e dei suoi consiglieri comunali. Quello stesso giorno, in aula, le stelle e le meteore dopo aver attaccato la giunta Merolla di aver impostato tutta la sua attività politica sul cemento, hanno votato a favore della cementificazione del Mulino (vedi: Canzone del Mulino), confermando lo sciagurato progetto che invece di recuperare lo storico Convento del '500 permette l'edificazione di enormi cubature nell'antico giardino dei frati. 


Un progetto che, poi, è stato proprio presentato e portato avanti durante l'amministrazione di Carturan che nella lettera accusa pubblicamente Merolla di aver tradito gli elettori, salvo poi però votare come lui in ogni occasione.


Ma ovviamente tutto questo nella lettera non c'è.

lunedì 18 giugno 2012

Canzone del Mulino



Ma anche se il nostro maggio,
ha fatto a meno del vostro coraggio
se la paura di guardare,
vi ha fatto chinare il mento
anche se voi vi credete assolti
siete lo stesso tutti coinvolti!

(Fabrizio De André, Canzone del Maggio)


Oggi il consiglio comunale di Cisterna ha confermato il Piano Integrato sull'ex Convento di Sant'Antonio Abate, un nome sontuoso per indicare semplicemente che il monumento cinquecentesco, resterà abbandonato e decadente come adesso però avrà intorno a sé una serie di palazzine nuove e inutili (il mercato della casa è saturo in città). 

Era difficile aspettarsi un voto diverso. Perlomeno è finita l'epoca delle ambiguità e delle doppie dichiarazioni. Oggi si è visto chi sta dalla parte del cemento e chi dalla parte della cultura. Per il resto, come ha confermato Maurizio Cippitani, l'uomo che da vent'anni combatte per salvare il Mulino dal degrado, la battaglia continua.





domenica 17 giugno 2012

Colpa dei Maya

Mi sento profondamente in colpa e sento il bisogno di scusarmi con tutti i lettori del blog.

Purtroppo nei giorni scorsi ho commesso un gravissimo errore. "Giovane e ingenuo" -come cantava Guccini- "ho perso la testa" E sian stati i libri o il mio provincialismo, non basterà questo a giustificarmi.

Preso dall'istinto del cronista, ho subito dato voce ai residenti di Cisterna Vecchia che da mesi osservavano preoccuparti la terra sprofondare sotto i loro piedi. Senza pensarci troppo, ho intervistato il ragazzo che per primo ha sollevato il problema e poi ci ho scritto non uno ma, ben due articoli: uno per il blog e uno per "Incontro".

Così facendo ho contribuito, come ci spiega un articolo non firmato su "Latina Oggi", a diffondere quel "falso allarmismo provocato, magari in via bonaria da qualcuno, che ha voluto accentuare l'allarme lanciato dai residenti." In più non posso esimermi dall'aver contribuito ad accendere le "fantasie di chi, tramite i social network, ha pensato bene di cercare un colpevole, senza magari sincerarsi dell’accaduto."

Chiedo scusa per aver seminato falso allarmismo in via bonaria. Dovevo prendere esempio da quel quotidiano che ha prima giustamente ignorato la notizia, poi però ha pubblicato la smentita (come ci ha insegnato il più grande giornalista vivente: Augusto Minzolini)

Ad ogni modo, non c'è nulla di cui preoccuparsi perché, come ci spiega lo stesso rassicurante articolo: le buche comparse, in tutto il centro storico, sono dovute semplicemente a "cedimenti all'impianto di acque nere" (vi pare improbabile che le acque nere stiano improvvisamente cedendo in tutta Cisterna Vecchia? Allora siete proprio degli inguaribili allarmisti!). Ma ora possiamo star tranquilli perché Acqualatina è intervenuta rapidamente (non vi pare proprio rapido un intervento avvenuto otto giorni dopo? Ah ma allora proprio non volete uscire dalla vostra mentalità allarmista!)

Fortunatamente l'anonimo cronista ha saputo trovare anche parole rassicuranti per chi, come me, ora si sente in colpa per aver seminato il panico in città. E' normale, in fondo, vedendo "strane anomalie" farsi cogliere dalla suggestione: "è un anno bisestile, dove i Maya e le profezie, la fanno da padrone". (si c'è scritto proprio così, vedete per credere: http://www.dagolab.eu/public/LatinaOggi/Archivio/58a282b39fc5dd0beecc/pag22aprilia.pdf)

Apprezziamo e rilanciamo il saggio consiglio di "Latina Oggi": la prossima volta che vedrete "strane anomalie", non chiamate i tecnici del Comune. Chiamate Roberto Giacobbo.