mercoledì 7 marzo 2012

I fischi a Juan e l'ipocrisia del pallone

E' tornato il razzismo. Pensavamo che nel calcio certi problemi fossero sorpassati. Pensavamo che tifosi con complessi d’inferiorità perché ce l’hanno più piccolo e non hanno il ritmo nel sangue, non esistessero più. Era una pia illusione ovviamente. Il razzismo negli stadi non era scomparso, semplicemente non faceva più scandalo. Era dai tempi di “non esistono italiani negri” rivolto a Balotelli che non se ne parlava più, quando la curva juventina all’epoca fu punita con la chiusura degli stadi. Poi tutto scivolò nel silenzio. Non perché certi ultras avessero finalmente completato il cammino dell’evoluzione ma semplicemente perché il problema non era più un problema. Tutto diluito nell’indifferenza o nella rassegnazione. Ora si scopre che ogni domenica puntuale arriva la multa del giudice sportivo contro qualche squadra per episodi di razzismo. Pochi spiccioli, che raramente superano i cinquemila euro, tutti a carico della società. I responsabili di cori e fischi non vengono mai puniti malgrado l’istigazione all’odio razziale sia ancora un reato.  

Se si torna a parlare di razzismo negli stadi è perché l'ultima vittima dei “buu” indecenti, il difensore della Roma Juan domenica ha deciso di reagire. Stanco dei fischi che riceveva da ventimila laziali incappucciati ogni volta che sfiorava il pallone, si ricorda che ha la pelle nera come Martin Luther King, come  Malcolm X e Nelson Mandela, come Mohammed Alì e Pelè, come Bolt o Micheal Jordan come Edwin Moses, Miles, Ray Charles e John Coltrane, si ricorda insomma che la sua pelle ha dato tanto all’umanità e che non è affatto indice di stupidità o inferiorità. Alza la testa, tira fuori un’infinita dignità e con l’indice zittisce i razzisti.

È un gesto apparentemente inutile perché i fischi riprendono più forte che mai. Ma ricorda che nel 2012 certe cose sono inaccettabili. Qualche giocatore laziale abbraccia Juan e qualcuno prova anche a far tacere i suoi sostenitori. Lo speaker arriva a ricordare che per certi gesti può arrivare la sospensione del campo. Le acque lentamente si calmano e a partita finita, scoppia lo scandalo. Tutti prendono le distanze, tutti condannano, tutti esprimono solidarietà al giocatore, tutti promettono tolleranza zero e pugno di ferro.

Alla fine la Lazio viene condannata a pagare appena ventimila euro, neanche il decimo di uno stipendio di un calciatore. E al pallone, sciacquata la sua coscienza, va bene così. Perché “se sospendessimo le partite ad ogni coro non si giocherebbe più” (Luis Enrique, allenatore Roma) perché “non si può fare di tutta l’erba un fascio” (Abete, presidente Figc) perché “l’arbitro non può farci niente” (Nicchi, presidente sindacato arbitri) perché “è giusto fermare lo spettacolo a discapito di tutti?” (Tommasi, presidente associazione calciatori) perché cantava Guccini:  “Nostra Signora dell’Ipocrisiaperché una mano lavasse l’altra, sempre accusando, sempre cercando il responsabile, non certo io!


Quest'articolo è stato anche pubblicato con il titolo "Nostra Signora dell'Ipocrisia" sul giornale online Wild Italy

2 commenti:

  1. "si ricorda che ha la pelle nera come Martin Luther King, come Malcolm X e Nelson Mandela, come Mohammed Alì e Pelè, come Bolt o Micheal Jordan come Edwin Moses, Miles, Ray Charles e John Coltrane"

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  2. la delusione di un romanista? :D

    A parte gli scherzi, questi imbecilli non meritano commenti

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